L’invenzione della Sirena: miti marini e figurazioni alate nella storia immaginaria del Mediterraneo
DOI:
https://doi.org/10.18309/anp.v51i3.1478Palavras-chave:
Sirena, Mito, Immaginario, Figura rovesciata, Comparazione artistico-letterariaResumo
La sirena è uno dei miti mediterranei più proficui tanto in letteratura come nelle arti. Macro-categoria culturale che “spiegava” un’esperienza del reale, il mito della sirena si è talmente trasformato durante i secoli e le culture da parodiare o mantenere appena tenuemente il legame con il celebre episodio omerico. Magritte, ne “L’invention collective”, raffigurando una creatura che avrebbe potuto far parte della zoologia fantastica di Borges e Guerrero, presenta all’osservatore, una sirena “al rovescio”. Significativamente fuori dall’acqua, la sirena ha gambe umane, femminili e il resto del corpo di un pesce. Già Diderot, nei suoi “Pensées détachées”, aveva riferito dell’orrore provocato da una sirena rovesciata. Le sirene, ad eccezione della nomenclatura di alcuni mammiferi marini, non esistono. Tuttavia, come suggerisce Agamben parlando delle “Ninfe”, esse sono « reali », poiché rappresentano, come si evince dal titolo del quadro di Magritte, un’« invenzione collettiva », cioè un concetto costruito per dimostrare l’origine di aspetti misteriosi della realtà. L’invenzione “collettiva” del mito della sirena, come Diderot e Magritte avevano osservato, rappresenta un rovesciamento della narrazione mitologica. Nella prospettiva inaugurata da Diderot e Magritte, e attraverso esempi tratti da opere di Giraudoux, Tanizaki e D’Arrigo, intuiamo che la modernità del mito della sirena risieda nell’ambiguità e dualità della sua figura a metà.
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